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Cannaregio e la Hoppy Red Ale

By febbraio 20, 2020 No Comments
Hoppy Red Ale - Cannaregio

È il sestiere rivolto verso la terraferma e prima della costruzione del ponte ferroviario l’unico importante collegamento con essa. Il nome è probabilmente dovuto alla presenza, anticamente, di molti canneti (la zona era molto paludosa).
È il sestiere della nostra Hoppy Red Ale, una birra agricola ambrata fresca e leggera, con schiuma ben formata e persistente. Molto beverina, l’amaro è contenuto e al naso sprigiona profumi di lavanda e assenzio.

La birra

La Hoppy Red Ale è una birra davvero versatile: il suo corpo avvolgente ma non troppo marcato, la rendono una birra adatta ad accompagnare grigliate di carne, cotoletta alla milanese, porchetta, salumi, carpacci di carne e secondi di pesce. Non meno azzeccato è l’abbinamento con primi piatti dai sughi ricchi.

Tutte le sue caratteristiche tecniche le trovi nella sezione dedicata e nella comoda scheda scaricabile in pdf.

Il viaggio sensoriale che intraprenderai gustando questa birra è un’ottima occasione per conoscere meglio anche il sestiere a cui è dedicata. Riconosci qualcuna delle architetture presenti nell’etichetta? Sia che tu le conosca bene o meno, ci saranno probabilmente alcune curiosità su questi palazzi e questa zona della Serenissima che non sono molto noti.

L’etichetta della Hoppy Red Ale

Partiamo quindi per questo itinerario alla scoperta di Cannaergio! Per i molti che scelgono come mezzo di trasporto per arrivare a Venezia il treno, Cannaregio è la prima tappa non appena usciti dalla stazione di Santa Lucia. A meno che non si decida di prendere il traghetto, è assai probabile che ci si diriga verso sinistra.

Chiesa di Santa Maria di Nazareth

Poco prima di arrivare al Ponte degli Scalzi – che incontreremo nell’itinerario dedicato a Santa Croce – facciamo una prima tappa presso la Chiesa di Santa Maria di Nazareth o degli Scalzi. È questo uno degli edifici rappresentati nel fronte dell’etichetta della Hoppy Red Ale.

Venne costruita nel XVII secolo da Baldassarre Longhena su commissione dell’ordine romano dei frati Carmelitani Scalzi. Del complesso fa parte anche il giardino mistico, un orto di oltre 6000 metri quadrati racchiuso entro le mura del convento in cui i frati coltivano erbe officinali e in particolare la melissa. Il giardino mistico, visitabile su prenotazione, è composto da sette aree (come i giorni della creazione) e anche le piante hanno un valore simbolico in molti casi.

Il ponte delle guglie

Inoltrandoci nel sestiere ci troviamo ad attraversare il Ponte delle Guglie che è un’altra delle architetture che puoi riconoscere nell’etichetta della Hoppy Red Ale. Non a caso è stato scelto come struttura caratteristica di questo “quartiere” perché è l’unico ponte di Venezia ad essere decorato con pinnacoli, le guglie appunto, da cui prende il nome. Risale, nella sua struttura in pietra, alla fine del Cinquecento ma le fonti antiche ci dicono che in quel luogo, già nel Medioevo, vi era un attraversamento in legno.

San Marcuola e San Felice

Procediamo quindi verso la chiesa di San Marcuola. Non è tra gli edifici presenti in etichetta ma una visita la vale sicuramente. Se la dedicazione vi pare inconsueta è perché, come spesso accade a Venezia, Marcuola è il nome utilizzato per indicare i due Santi cui è intitolata la chiesa: Ermacora e Fortunato. L’edificio è molto antico e in una posizione decisamente privilegiata dal momento che affaccia sul Canal Grande. La facciata è ancora incompleta.

Un’altra chiesa che merita una visita è quella di San Felice. Anche questa struttura è molto antica (nelle sue forme originarie risalirebbe al X secolo) ma venne ricostruita diverse volte. Quella che vediamo oggi è la versione del XVI secolo. Si tratta di una chiesa particolare: ha una pianta a schema centrale con due facciate contigue. Quella principale è suddivisa in tre parti da lesene – ovvero dei pilastrini che sporgono appena e hanno una funzione esclusivamente decorativa – con capitelli corinzi. L’interno è a croce greca, ovvero una croce con tutti i bracci uguali.

Tra pantegane e calli strettissime

Davanti a San Felice, prendendo l’unica calle che si trova quasi in linea con l’ingresso, potremo notare un graffito davvero particolare sulla colonna circolare d’angolo. L’avete riconosciuto? Eh già, si tratta proprio di un ratto o, come si dice a Venezia, di una pantegana. C’è pure una data – 1643 – ma non pare collegata a nessun evento particolare che avesse per protagonisti i topi (l’evento più vicino è la peste del 1630). Si tratta quindi di un graffito inciso nella pietra da un anonimo “artista” di quattro secoli fa!

Cannaregio è un sestiere davvero pieno di curiosità ma anche di luoghi da guinness dei primati. Si trova infatti in questa parte della città la calle più stretta di Venezia. Stiamo parlando di Calle Varisco che, nel suo punto più angusto, misura solo 53 cm. Se non siete claustrofobici potete provare a passare ma fate attenzione perché non si tratta di una via di passaggio: termina infatti in un canale.

La dimora di un cittadino illustre

Tra le moltissime cose che si potrebbero visitare a Cannaregio, non possiamo dimenticare Corte Morosina e Corte seconda del Milion. La prima è molto suggestiva: ci si arriva quasi per caso e ci si ritrova immersi in un’atmosfera sospesa nel tempo. Il grande stemma che vediamo entrandovi sarebbe legato, secondo la leggenda, a una storia d’amore e tradimento che si sarebbe consumata proprio qui. Un soldato, di ritorno dalla Crociata e diretto a Colonia per consegnare in segreto un’importante reliquia, venne invitato da uno spregiudicato mercante, un Morosini appunto, a trascorrere qualche giorno a Venezia. Qui il giovane venne presentato alla sorella dell’uomo di cui, ovviamente, si innamorò. La ragazza non era però la sorella del mercante bensì la sua amante e insieme i due derubarono il giovane della preziosa reliquia e scapparono. Lui vagò disperato per giorni per la città finché una mattina non vennero ritrovate solo il suo elmo e il suo scudo che ancora oggi accolgono i visitatori di questa corte. Corte Seconda del Milion invece è legata alla figura di Marco Polo, il leggendario viaggiatore medievale: proprio qui infatti si trovava la sua casa. I palazzi che vediamo oggi sono di epoca cinquecentesca ma sono stati costruiti sulle fondamenta della casa dell’esploratore. In questa corte è ancora visibile un arco risalente al XIII secolo che è uno dei più antichi ancora esistenti a Venezia.

La nostra passeggiata a Cannaregio termina con una visita a un luogo purtroppo non molto gettonato nei comuni itinerari turistici: l’Oratorio dei Crociferi. Si trova sul lato sinistro del Campo dei Gesuiti e risale al XII secolo. Al suo interno è conservato uno splendido ciclo pittorico attribuito a Jacopo Palma il Giovane, un grande esponente della stagione d’oro della pittura veneziana nel Cinquecento.

L’antica Ca’ da Mosto

Presente nell’etichetta ma visibile solo dal Canal Grande è Ca’ da Mosto, uno dei palazzi più antichi di Venezia: risale infatti al XIII secolo. È un ottimo esempio di casa-fondaco veneziana con molti elementi tipici di questo genere di strutture: il portego, la curia per lo scarico delle merci, la polifora a loggiato del piano nobile. Inizialmente il palazzo aveva solo due piani ed era affiancato da torrette. Queste vennero abbattute quando, per esigenze di spazio, si decise di sopraelevare di altri due piani la struttura. In questa casa nacque e si spense Alvise Cadamosto, famoso navigatore che fu al servizio di Enrico il Navigatore a meta Quattrocento.